Tra dieta ed abbuffate: la privazione è la madre dell’ossessione
Ci sono molte persone che combattono per tutta la vita con
il peso, la loro alimentazione è sempre sotto controllo, adottano una dieta
restrittiva e il cibo è un pensiero costante.
Nonostante gli sforzi
il peso di queste persone è soggetto a forti oscillazioni, ma perché se sono
sempre a dieta?
Essere costantemente a dieta significa anche privarsi
costantemente di ciò che ci fa voglia ed è proprio questa privazione il
problema di fondo.
La nostra mente
funziona in questo modo: se ci precludiamo qualcosa, inizieremo a desiderarlo
ancora più intensamente, nel caso della dieta restrittiva il cibo diventerà
un’ossessione.
Le persone che soffrono di anoressia, per esempio, che sono
coloro che più di tutti rinunciano ad alimentarsi, pensano costantemente al cibo,
perché devono tenerlo sotto controllo.
Questa modalità di funzionamento, non è propria solo delle
persone che combattono con questa patologia, ma (in forma meno invadente) di tutti
coloro che seguono un regime alimentare restrittivo.
Anche se non state seguendo una dieta vi sarà capitato di
dire “oggi non mangio la nutella anche se ne avrei voglia” durante la giornata
però quella voglia di dolce vi è rimasta e per compensarla magari avete vagato
per la casa mangiucchiando altre cento cose senza trovare soddisfazione e
magari dopo due giorni vi siete fatti un bel panino con la nutella, con tanta
nutella perché la voglia era forte.
Il nostro cervello funziona così, la privazione scatena il pensiero ossessivo per ciò a cui si rinuncia e
l’ossessione spesso scatena il comportamento compulsivo, l’abbuffata.
Dunque verrebbe da concludere che piuttosto che privarsi la strategia più corretta sia, paradossalmente,
concedersi l’alimento desiderato, ma in
piccole dosi, solo in questo modo si può evitare di pensarci per tutto il
giorno e alla fine cedere al bisogno irrefrenabile di mangiarlo senza
controllo.
Dott.ssa Silvia Piavento
Psicologa e Psicoterapeuta
Esperta in psicologia dell'alimentazione
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